Furore, il paese che non c’è, il paese non paese, col suo abitato sparso sui fianchi della montagna a strapiombo sul mare, si offre a piccole dosi, si lascia scoprire con civettuola ritrosia.
A sette chilometri da Amalfi, lungo i tornanti della strada definita “fra le più belle del mondo” si arriva a Furore, un piccolo angolo di paradiso, costituito da case sparse ai fianchi della montagna e in mezzo ai terrazzamenti di viti che sbucano dalle pareti dei muri a secco, che scalinano giù, verso il mare..


Questo piccolo comune poco sopra Amalfi, ha una storia antica che proviene dai Romani.
Il suo fiordo rappresentò un porto naturale, nel quale si svolsero fiorenti traffici commerciali, dando vita a cartiere rinomate e mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiato.
Si dice che la terra di Furore, oltre ad essere di origine rocciosa, abbia anche una componente di sabbia del deserto, perchè durante il periodo delle Repubbliche Marinare, i commercianti di Amalfi, durante i loro viaggi verso il medio oriente, per bilanciare la nave riempivano le stive, svuotate delle merci, con la sabbia dell’Egitto, che al loro ritorno, essendo bravi commercianti, riuscivano anche a vendere.
Non solo architettura e storia, ma anche tradizioni e leggende avvolgono Gubbio, come la famosa Corsa dei Ceri e il leggendario incontro tra San Francesco e il lupo. Ogni angolo di questa città sembra sussurrare racconti di tempi antichi, invitando i visitatori a scoprire i suoi segreti e a lasciarsi incantare dalla sua bellezza senza tempo.
L’impulso alla crescita del piccolo borgo
Ma il vero messia dei futuri destini del paese e artefice della sua crescita definitiva, è stato Raffaele Ferraioli. Un uomo visionario e creativo, scrittore e artista che negli anni 30 contribuì a tirare fuori Furore dall’isolamento, schiacciato nella morsa di Amalfi, Positano e Ravello.
Ferraioli, negli anni trenta, tornato dagli Stati Uniti, vedendo la costruzione della prima strada rotabile, ebbe l’intuizione di aprire la prima osteria del paese. Questa fu la scintilla che diede impulso all’economica turistica di Furore, che lo portò ad aprire altre attività e a realizzare in quarant’anni, prima come assessore a soli ventitrè anni, poi come sindaco, infine come Presidente della Comunità Montana, il risanamento del Fiordo, la nascita dell’albergo-diffuso, i Muri dipinti e una serie di attività culturali, come il Premio di giornalismo.



La sua visione pionieristica del marketing turistico, costituisce oggi una realtà diffusa in molti borghi d’Italia, legata alle esperienze turistiche e all’enogastronomia.

Un luogo magico baciato dal sole.
E proprio l’aspetto enogastronomico che fa di Furore un borgo rinomato per il suo vino, considerato nel mondo una vera e propria eccellenza, come Costa d’Amalfi – Fiorduva di Marisa Cuomo.
Le cantine di Marisa Cuomo sono situate nel comune di Furore, a circa cinquecento metri sul livello del mare, in una piccola area della rinomata Costiera Amalfitana, particolarmente vocata nella produzione di vini di pregio, grazie alle condizioni uniche della natura del suolo roccioso e del clima particolarmente esposto al caldo sole, con i venti provenienti dal mare che conferiscono quella gradevole salinità, tipica dei loro vini.



Dal 2015 ad oggi i vini di Furore hanno collezionato un’infinità di importanti riconoscimenti a livello mondiale e il riconoscimento massimo di 5 grappoli dalla Fondazione Italiana Sommelier Bibenda, anche quest’anno
Marisa e suo marito Andrea Ferraioli ancora oggi curano personalmente, con l’aiuto del loro carissimo amico enologo Luigi Moio, le loro circa 40 varietà di uve su un territorio difficile per la disposizione particolare delle viti storiche, sporgenti dai muretti a secco e coltivate a pergola, animati come il primo giorno dall’amore per queste terre e da una straordinaria passione che li lega da più di vent’anni.
C’è chi li definisce estremi, chi li chiama eroici, questi vini sono figli della fatica e del sudore dell’uomo.
Quella di Furore è considerata una coltivazione “eroica” e la fatica e l’orgoglio consapevole di creare un vino eccezionale si percepisce dagli occhi di Marisa Cuomo, quando ti racconta il lavoro certosino, portato avanti con grande impegno in un ambiente estremo, in cui le viti aggrappate alla roccia devono per forza di cose essere raccolte a mano e trasportate su in cima, risalendo i terrazzamenti impervi.



Come solo Raffaele Ferraioli ha saputo descrivere questi luoghi magici…
“Ascolterai il silenzio. Coglierai l’alito dell’universo nella voce lontana del mare. Avvertirai il profumo del mito nel respiro di qualche ninfa innamorata che da sempre abita questi anfratti.
Vivrai un’atmosfera sognante e al tempo stesso inquietante, dove ogni sguardo è già emozione e ogni pensiero è già sogno.“